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Oddio, mi sono bloccato con la schiena!

È purtroppo esperienza comune quella di svegliarsi una mattina come tante e ritrovarsi bloccati con un forte dolore alla schiena, difficoltà ad alzarsi e a sedersi, difficoltà a mantenere la posizione completamente eretta, sensazione di debolezza degli arti inferiori, forte limitazione nell’espletare le proprie mansioni lavorative e attività della vita quotidiana. 

Questo episodio piuttosto comune viene affrontato nei modi più disparati ma solitamente prima o poi la persona infortunata si rivolge al pronto soccorso.

Vediamo insieme le implicazioni di questa scelta e quali possono essere le alternative!

Percorso 1: il pronto soccorso

Dopo l’anamnesi e un esame clinico solitamente si effettua una radiografia lombare e come trattamento si somministrano antidolorifici e mio-rilassanti dando indicazione di fare alcuni giorni di riposo e prenotare nel frattempo un esame di secondo livello, come ad esempio la risonanza magnetica del tratto lombare. La persona tenderà a sospendere gran parte delle sue attività in attesa di effettuare l’esame indicato, attesa che in alcuni casi può superare i 15-20 giorni. Effettuato l’esame indicato il paziente aspetta di ricevere il referto che solitamente legge in autonomia incontrando paroloni altisonanti e in parte probabilmente sconosciuti che spaventano la persona che reagisce riducendo ulteriormente le sue attività. Tale comportamento spesso non facilita il decorso della patologia anzi tende a farlo cronicizzare.

Il nostro consiglio base, prima di tutto, è di visionare i referti insieme al proprio medico di fiducia altrimenti si rischia di innescare in meccanismi pericolosi di cui parleremo in un prossimo articolo.

Percorso 2: il fisioterapista

Ora invece voglio presentarvi un percorso di presa in carico leggermente diverso da questo.

Prima di tutto dovete sapere che esiste la possibilità di accesso diretto al fisioterapista, figura deputata alla prevenzione, cura e riabilitazione dei disturbi muscolo-Scheletrici. Considerato che ben più del 90% dei casi di lombalgia non rappresenta un quadro di emergenza molto grave che metta a rischio le condizioni di vita, potete per comodità rivolgervi al vostro fisioterapista di fiducia in prima battuta il quale è formato a riconoscere i quadri più gravi che richiedono un immediato invio al medico. Nei casi non gravi, che sono comunque la maggioranza, il fisioterapista può iniziare da subito a spiegarvi cosa sta accadendo e, dopo un’attenta valutazione fisioterapica, può iniziare con le prime fasi di trattamento.

Probabilmente la persona in questo caso osserverà solo uno o due giorni di riposo ma appena possibile sarà da subito pronta ad iniziare il suo percorso riabilitativo per tornare al più presto a svolgere tutte le attività a cui tiene. È infatti evidenza scientifica ormai consolidata la superiorità dei trattamenti attivi rispetto alle terapie passive (farmaci, terapie fisiche, tecar) per la gestione della lombalgia.

Nelle fasi acute se necessario il fisioterapista collabora con il medico per escludere la presenza di patologie non riconducibili all’apparato muscolo-scheletrico e per la gestione del dolore durante la fase acuta. In questo modo l’intero percorso riabilitativo risulta molto più rapido ed efficace, la possibilità di reagire rapidamente attraverso l’accesso diretto al fisioterapista integrata con la collaborazione del proprio medico di fiducia permettono alla persona di tornare a fare le attività che più le piacciono mentre il paziente della storia di prima sta ancora fermo dolorante sul divano aspettando di fare la risonanza.